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La Federazione Europea per Einaudi PDF
lunedģ 23 gennaio 2012
Sono trascorsi 50 anni dalla morte di Luigi Einaudi, ma mantiene vibrante attualità il messaggio federalista europeo che egli proclamò alla fine della prima guerra mondiale, e che solo l’insipienza e la miopia dei politici non volle ascoltare. Alla Costituente, il 29/7/1947, il grande economista ripropose lo stesso tema con analoga incisività, dopo la amara esperienza delle dittature nazionaliste che avevano condotto il mondo alla tragedia della seconda guerra mondiale: “ Se noi non sapremo farci portatori di un ideale umano e moderno nell’Europa di oggi, smarrita ed incerta sulla via da percorrere, noi siamo perduti e con noi è perduta l’Europa….è l’ideale della libertà contro l’intolleranza, della cooperazione contro la forza bruta.
Vano è predicare pace e concordia, quando alle porte urge Annibale, quando negli animi di troppi europei tornano a fiammeggiare le passioni nazionalistiche. Non basta predicare gli Stati Uniti d’Europa: quel che importa è che i Parlamenti di questi minuscoli Stati i quali compongono la divisa Europa rinuncino ad una parte della loro sovranità a pro di un Parlamento nel quale siano rappresentati, in una Camera elettiva, direttamente i popoli europei nella loro unità, senza distinzione fra Stato e Stato ed in proporzione al numero degli abitanti, e nella Camera degli Stati siano rappresentati, a parità di numero, i singoli Stati.
Questo è l’unico ideale per cui valga la pena di lavorare….Difendendo i nostri ideali a viso aperto noi avremo assolto il nostro dovere. Se, ciononostante, l’Europa vorrà rinselvatichire, noi non potremo essere rimproverati dalle generazioni venture degli italiani di non aver adempiuto sino all’ultimo al dovere di salvare quel che di divino e di umano esiste ancora nella travagliata società presente”.
Al di là delle celebrazioni formali, che di certo non mancheranno ,il miglior omaggio alla memoria dell’autore delle prediche inutili sarebbe invece il dare ascolto alle sue parole, riconoscendone la evidente utilità.
Mario Ettore Barnabè
 
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