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La diversitą č l'uguaglianza
lunedģ 23 aprile 2007

Antonio Gesualdi, ritorna sui suoi studi e ricerche antropologiche e guarda all'Europa ed ai fenomeni globali per cercare di rispondere ai quesiti di uguaglianza e similismo.

 

di Antonio Gesualdi

 

Ho scritto un libro sul Nordest sostenendo che il modello esiste e che, come tutti e tutto, è sempre in trasformazione. Solo il narcisismo di piccoli uomini e donne può ritenere che il Mondo si fermi in qualche punto preciso. Possibilmente quello dove ci fermiamo anche noi. Nella realtà dopo la nostra morte il Mondo continuerà e una certa nostra propensione al catastrofismo è frutto di questo narcisismo secondo il quale "dopo di noi, il diluvio". L'Umanità è una grande risorsa e anche i pezzi dell'Umanità, come il Nordest, come il Veneto.

 

Ho scritto anche un libro sull'Italia cercando di spiegare un altro Paese: pieno di costumi diversi, ma anche di grandi capacità di relazioni tra queste diversità. Io sono soltanto un giornalista con pretese di divulgazione. Quindi mi sforzo di mettere i fatti che racconto in una cornice solida di riferimento mutuandola da teorici, esperti, epistemologi che più mi convincono.

Non indugio nel "catastrofismo" perchè ho imparato che, conoscendo a fondo le questioni, si finisce per capire anche le ragioni più diverse da quelle di cui siamo portatori sia consapevolmente che inconsapevolmente. Ho cercato di spiegare che noi italiani non abbiamo soltanto da risolvere la questione meridionale e quella settentrionale, ma anche una questione "centrale" che nessun altro Paese dell'Occidente ha avuto.

 

Sono "solo" un giornalista e quindi ho cercato di mettere insieme una teoria esplicativa e una quantità di dati e di notizie prese da fonti, le più disparate. Di solito i giornalisti raccontano fatti eccezionali. Io mi sforzo, anche, di raccontare la regolarità.

Mi sono convinto - come ha cercato di insegnarci l'epistemologo Paul Feyerabend con il suo "anything goes" - che io traduco in "tutto fa brodo", che appunto tutto si tiene. Feyerabend mi ha convinto che "l'anarchismo scientifico aiuta a conseguire il progresso in qualsiasi senso si voglia intendere questa parola. Anche una scienza fondata sui principi della legge e dell'ordine avrà successo solo se saranno consentiti di tanto in tanto modi di procedere anarchici." La realtà è sempre e comunque irriducibile a qualsiasi teorizzazione: c'é sempre qualcosa nella realtà che sfugge ad ogni tentativo di razionalizzazione e di regolamentazione teorica. Questo, però, non significa distruggere le regole e i criteri scientifici o giornalistici, piuttosto significa avere il coraggio di "farsi paladini della libera inventività della scienza al di là di qualsiasi metodologia prefissata". Ecco perchè tutto fa brodo, alla fine.

Gli uomini intelligenti, insomma, non si lasciano intimidire da norme, regole, metodi, ma sono opportunisti, utilizzano ciò che in una determinata situazione appare ideoneo al fine.

 

Al mio fine ho utilizzato le teorie dell'antropologo francese Emmanuel Todd sulle tipologie di famiglie e la loro determinazione nell'organizzare il costume, la psiche e il comportamento dei singoli e quindi di intere popolazioni. Ho cercato di fare mio il percorso di analisi dello psicanalista Davide Lopez e delle più recenti acquisizione dell'antropologia culturale e della demografia storica. E infine non nego un uso intensivo e quasi maniacale della ricerca di fonti via internet: un mondo di informazione primario per creare conoscenza.

 

Emmanuel Todd sostiene che la struttare delle famiglie nei secoli tra il 1300 e la fase di avvio dell'industrializzazione e l'urbanizzazione, tra il 1700 e il 1900, hanno prodotto determinate popolazioni con temperamenti e costumi diversi.

L'analisi dei valori, e quindi delle ideologie, che hanno prodotto le strutture famigliari tradizionali ci porta, di conseguenza, a capire soprattutto i fenomeni di diversità delle popolazioni dell'Europa - e del Mondo - di lungo periodo e, per quanto possa apparire paradossale, anche a capire i fenomeni di similitudine e di convergenze dei comportamenti nell'epoca contemporanea.

La struttura famigliare del periodo fino alla rivoluzione industriale ci spiega, ad esempio, perchè gli americani hanno fatto quella che il filosofo liberale Nicola Matteucci ha chiamato la "rivoluzione costituzionale", i francesi hanno fatto la "rivoluzione francese", gli inglesi "la rivoluzione industriale" e perchè i tedeschi hanno avuto il nazismo, gli italiani il fascismo e i russi il comunismo.

 

Vi sono in queste strutture famigliari tradizionali tratti indubbiamenti di distinzione che si ripercuotono anche nella modernità. Così come, indubbiamente, vi sono tratti di similitudine e di convergenza che nel tempo appaiono altrettanto preponderanti. E questo vale non solo per l'Europa - e quindi con una serie di conseguenze sul processo dell'unità Europea - ma anche per il Mondo intero.

 

Dal punto di vista squisitamente antropologico la bilateralità tra uomo e donna può rivelare il principio di uguaglianza, o pari opportunità, dei generi sessuali. La bilateralità significa che vi è una eguale considerazione, sia in linea paterna che materna, del neonato; sia esso maschio o femmina. Questo oggi accade generalmente - con più o meno forti accentuazioni - in tutti i paesi europei mentre, ad esempio, nei paesi arabi vi è una forte accentuazione patrilineare. Chi conta è la famiglia del padre e l'immaginario biologico e sociale associato alla famiglia paterna. La risultante è un forte ridimensionamento dello status femminile e quindi la sottomissione della donna.

Inoltre il mondo arabo si distingue da quello europeo per una forte endogamia; ovvero al momento del matrimonio gli sposi possono essere già imparentati tra loro, mentre nei paesi europei questo è vietato. Nei paesi arabi il matrimonio tra cugini è molto praticato: vi sono tassi fino al 15% dei matrimoni tra cugini primi in Turchia, in altri intorno al 20, 25% fino al 50% in Pakistan, che non è un paese arabo, ma un paese musulmano di lingua indo-europea.

 

Se noi guardiamo l'Europa riguardo le caratteristiche antropologiche dobbiamo convenire che si tratta di un'entità compatta sia per la bilateralità che per l'esogamia. L'impronta religiosa di tradizione cristiana è evidentemente piuttosto femminista. La Chiesa cattolica vieta il matrimonio tra cugini. Di fatto questo divieto è anche pre-cattolico, comunque tradizionalmente ci appartiene e la Chiesa l'ha fatto suo. Il diritto romano vietava il matrimonio fra consanguinei, ma la Chiesa, tra il VII e XI secolo, estese la consanguineità fino al settimo grado, computato secondo il modo germanico (si contano solo i gradi ascendenti per arrivare all'antenato comune) e non secondo quello romano (si contano anche i gradi discendenti): per conseguenza i figli di due cugini erano parenti di terzo grado (e non di sesto, come nel computo romano) e il loro matrimonio era un incesto grave.

Nei Paesi cattolici, poi, la pratica delle dispense ha reso possibile anche il matrimonio fra cugini germani, il sororato e il levirato, mentre fino al decennio 1830-40 in molte regioni la celebrazione di questo tipo di unione ne comportava ipso facto l'annullamento.

 

L'antropologia distingue i sistemi famigliari dai rapporti tra genitori e figli e nei figli tra di loro. Questi sono rapporti intesi di tipo autoritario oppure liberali e la dinamica tra fratelli sono intesi come di tipo ugualitario o inegualitario. Se si incrociano queste tipologie otteniamo quattro fondamentali tipi di famiglia: la famiglia autoritaria/egualitaria o autoritaria/inegualitaria oppure la famiglia liberale/egualitaria e liberale/inegualitaria. E queste sono le grandi macro strutture famigliari, soprattutto, del vecchio Mondo europeo.

 

La famiglia liberale è la famiglia nucleare; ovvero genitori-figli. Quando i figli crescono escono dal nucleo di origine e costituiscono un'altra famiglia. Il matrimonio è una tappa di grande importanza e di uscita dal mondo infantile-dipendente ed entrata nel mondo adulto. Questo sistema è considerato il più liberale per i rapporti che, sia incosciamente che conscientemente, si vivono dalla nascita. Dunque i sistemi famigliari introiettano le mentalità che sottostanno alla cultura, alle ideologie, ai comportamenti quotidiani. Alla morte della coppia di origine l'eredità viene suddivisa in modo egualitario tra i fratelli (e/o sorelle). Questo sistema liberale/egualitario è caratteristico della Francia del Nord, "du bassin parisien", come dicono i francesi. Ma è anche caratteristico della Spagna, tranne la fascia dalla Catalogna alla Galizia. Lo ritroviamo in Portogallo, nell'Italia del Nordovest e nella zona Meridionale e insulare. Libertà e Uguaglianza, dunque.

 

Un secondo sistema famigliare è quello liberale/inegualitario, o nucleare assoluto, che è imperniato sull'individualismo tipico della mentalità anglosassone. La coppia di origine vive sola con i figli e anche prima che questi si sposino devono uscire dalla famiglia. La separazione genitori-figli quindi è anche più accentuata. La tradizione inglese, infatti, vuole che già gli adolescenti vengano spinti fuori dalla famiglia e questo è il tratto che anche oggi riscontriamo con la pratica dei college. I giovani inglesi di classe media vanno a vivere in un college, non solo a scuola. In passato i figli della famiglie più agiate venivano inviati a servizio in altre famiglie (il "sending out"). I genitori si "sbarazzano" presto dei figli.

Al momento dell'eredità siccome i fratelli non sono ritenuti uguali tra di loro i genitori fanno testamento destinando i propri beni in modo assolutamente indipendente. Similitudini di questo sistema vi sono nei Paesi Bassi, in Danimarca e nel Sud della Norvegia.

Insomma i paesi costieri del Mare del Nord hanno una lunga tradizione tanto quanto quelli mediterranei.

 

I sistemi famigliari autoritari nel contesto tradizionale sono egualitari o inegualitari. Il tipo autoritario/inegualitario - detto anche "souche" - prevede che la coppia di origine scelga uno solo tra i figli come ereditiere e costui, una volta sposato, continuerà ad allevare la propria famiglia all'interno di quella di origine. I fratelli e sorelle cadetti dovranno cercare al di fuori del nucleo fondante, lavoro e famiglia. Spesso divengono preti/suore o soldati, molti restano celibi e nubili. Il valore sottostante a questa mentalità è quello dell'autorità dato dalla convivenza di giovani generazioni (nipoti) con quelle più anziane (nonni) e dell'ineguaglianza tra fratelli. I bambini restano a lungo sotto l'autoritˆ dei genitori: l'arrivo all'etˆ adulta non significa acquisizione dell'indipendenza psichica e materiale almeno per il figlio ereditiere. Questo tipo di famiglie è molto frequente in Europa e la Germania ne rappresenta l'archetipo. Con le dovute specifiche la sfera tedesca, compresa l'Austria e la Svizzera, una parte dei Paesi Bassi, la Repubblica Ceca, l'Alsazia e l'Occitania francese, l'Italia del nord-est, la Spagna e il Portogallo del nord e anche la Svezia è dominata da questa tradizionale tipologia di famiglia. Questa famiglia, con più o meno statuti rigidi, permette anche l'eredità alla primogenita che rappresenta un più elevato livello di bilateralità (nei paesi baschi, ad esempio, e da qualche anno anche in Alto-Adige).

 

Una cartografia europea della distribuzione delle tipologie famigliari tradizionali può dire molto, appunto, sulla diversità dei popoli che vi abitano, ma anche molto sulle similitudine che il corso del tempo ha creato.

E ciò può dire molto anche riguardo le economie, non solo le mentalità e le culture. In Francia la predominanza della tipologie nucleare/egualitaria corrisponde alla parte più ricca del Paese, mentre in Spagna lo sviluppo è della tipologia souche. In Germania e in Inghilterra il sistema famigliare è uniformemente distribuito quindi le economie lo sono altrettanto, mentre in Italia le aree più avanzate risultano sia nella struttura nucleare/egualitaria (Nordovest), sia in quella souche (Nordest) sia nella struttura autoritaria/egualitaria (Centro). Ecco perchè insisto sulla "mesoeconomia"; il medio tra macroeconomia e microeconomia. Perchè la mesoeconomia è implicita nel territorio.

 

La presunta "anomalia" italiana, probabilmente, è tutta qui, nella diversa collocazione delle tipologie famigliari nel territorio: nella relazione quasi paritaria tra sistemi di mentalità molto diversi tra loro e nella presenza - nell'Italia Centrale - dell'unica tipologia famigliare autoritaria/egualitaria dell'Occidente.

Lo spazio, quindi, nei quali avvengono i fatti e nei quali l'umanità vive sono fondamentali per la comprensione delle mentalità e delle culture. Il territorio di riferimento non è un accessorio, ma un vero e proprio dato esplicativo.

 

La tipologia autoritaria/egualitaria, infatti, presenta una coppia che produce dei figli e questi al momento del matrimonio, tutti i maschi, si stabiliscono con la nuova famiglia all'interno di quella di origine portandone la sposa. Vi è una patrilinearità più accentuata, ma assolutamente esogamica. Le figlie si sposano un estraneo ed escono dalla famiglia di origine. Si realizza una sola unità domestica con la convivenza di tre generazioni: nonni, figli, nipoti. La presenza di più fratelli fa sì che vi possa essere anche la convivenza più estesa di un gruppo parentale molto articolato, complesso, e compatto che, economicamente non solo dividerà le eredità, ma che ha contribuito, nel frattempo a produrla. Le economie di questo sistema sono articolate, quindi, non sull'individuo, ma sul gruppo. L'eccezione italiana nell'Europa occidentale spinge subito alla straordinaria importanza culturale del Rinascimento, della diffusione della moderna lingua italiana, proprio da questo sistema. Soltanto nell'Europa orientale, in parte della Finlandia (dove tocca la Russia) troviamo la famiglia autoritaria/egualitaria. Così come in Serbia, in Albania. L'autorità diventa un valore molto ben introiettato dagli individui di questa tipologia famigliare. E anche l'uguaglianza data la forte e lunga convivenza dei fratelli e dei loro discendenti. Alla morte della coppia di origine le eredità vengono divise in modo eguale. Non è la stessa situazione della famiglia souche dove solo uno dei figli viene "preferito" agli altri.

 

Questa descrizione antropologica che Emmanuel Todd fa ci serve non ad altro che a sottolineare la diversità fondamentale dei temperamenti dei paesi europei, del mondo, ma anche della nostra stessa nazione. La diversità che si riverbera nella mentalità, nelle culture e nelle economie. E che soprattutto si nasconde nel nostro vissuto individuale, nel nostro inconscio e che possiamo vedere anche nei nostri comportamenti, cosiddetti, razionali. La tipologia famigliare è molto evidente nei secoli passati e diventa più difficile da analizzare nel mondo moderno. Il processo di modernizzazione possiamo sintetizzarlo, più di altri, nel processo di alfabetizzazione.

Il progresso fondamentale è il passaggio dall'ignoranza alla trasmissione del sapere attraverso la lettura e la scrittura. Quando ogni paese viene toccato dall'alfabetizzazione si avviano i cambiamenti, le industrializzazioni, le vere e proprie rivoluzioni politiche. La Germania ha avviato la riforma protestante, l'Inghilterra la rivoluzione industriale, la Francia la rivoluzione politica. La crescita del tasso di alfabetizzazione ha prodotto l'attivazione delle ideologie. Saper leggere e scrivere ha significato acquisire una coscienza politica. E questa coscienza politica si è incardinata sul proprio sistema antropologico di riferimento.

 

E come se una dottrina politica non potesse attecchire se non in un terreno già disponibile ad accoglierla. Il liberalismo attecchisce in Inghilterra, la libertà, ma anche l'eguaglianza in Francia, l'autoritarismo in Germania e il comunismo in Russia. Il fascismo, come ha ripetutamente spiegato lo storico italiano Renzo De Felice, in Italia perchè prettamente - scusate la tautologia - italiano.

 

La Rivoluzione francese, che avvia di fatto le rivoluzioni politiche in Europa, è fondata sulla libertà e l'eguaglianza. La fratellanza, più un sentimento che un diritto, più cattolica che illimunista, era là da prima e verrà ripescata dopo. La grande Rivoluzione del 1789, con cui abitualmente si fa iniziare quel trittico, mise a fuoco soltanto i primi due capisaldi, lasciando la fraternità decisamente nell'ombra. Il Giuramento civico dell'Agosto 1792, che divenne l'espressione ufficiale e più duratura della Rivoluzione, tanto da essere impressa anche sulle monete, così recitava: "Giuro di essere fedele alla Nazione, e di mantenere la Libertà e l'Uguaglianza, o di morire nel difenderle". La Rivoluzione è nel bacino parigino. I filosofi illuminati erano la risultante di una mentalità collettiva diffusa e potevano diffondere le proprie idee in un terreno fertile: libertà/egalità.

Gli inglesi non potevano che essere fortemente attratti dall'ideale di libertà, ma altrettanto repulsivi all'ideale di uguaglianza. E non solo, ma gli inglesi avevano già attivato la rivoluzione, esclusivamente, liberale. Mentre la deriva egualitaria - napoleonica - non poteva non trovare una barriera insormontabile nella libertà anglosassone.

 

Il caso della Germania è altrettanto chiaro. La modernizzazione tedesca è riflessa nella crisi religiosa e nell'attivazione ideologica tardiva rispetto all'Inghilterra e alla Francia. La famiglia souche è una famiglia rigida, ben organizzata, fortemente strutturata sia negli affetti che nel patrimonio e dunque di evoluzione più lenta. I tedeschi arrivano alla modernità e all'industrializzazione nella seconda metà dell'Ottocento, nonostante un tasso di alfabetizzazione già alto nei decenni precedenti. La Germania ci insegna che anche le economie dipendono dalla mentalità perchè la grande industria tedesca avrebbe potuto sfruttare il già acquisito dall'industrializzazione inglese, invece arriva in ritardo. Tra il 1880 e il 1930 la crisi di evoluzione porta all'attivazione dei processi ideologici che porteranno alla precoce scristianizzazione protestante e al nazismo. Il nazismo, sia chiaro, non è tutta la storia moderna e contemporanea della Germania, ma è indubbio che è una delle espressioni più eclatanti di quel sistema. I valori fondamentali del nazismo sono nell'autoritarismo e nell'isterizzazione delle diversità; dell'ineguaglianza tra gli uomini. Quando la famiglia souche tradizionale avvia la propria modernizzazione attiva l'ideologia nazista: un isterismo dovuto alla perdita di ordine e di controllo. Una richiesta, inconscia, di sicurezza e violenza estremizzata di fronte ai processi di individualizzazione, urbanizzazione e industrializzazione.

 

Un rapporto stretto, quindi, appare tra le ideologie e i tipi famigliari. Lo si può vedere anche nella storia della Russia. Il comunismo non viene nell'Inghilterra degli operai delle industrie come profetizzava Marx, ma nel mondo rurale russo in via di trasformazione. In settant'anni il comunismo si impianta nell'Europa occidentale (con forti tensioni in alcuni paesi con presenza di famiglie souche o liberali/egualitarie) e quindi in Cina, in Serbia, in Vietnam. Autoritarismo ed egualitarismo sono i valori sui quali poggia la dottrina comunista. Ancora una volta il sistema anglosassone trova (o è trovato?) un sistema al quale fare da equilibrio: la libertà assoluta in contrasto con l'eguaglianza autoritaria. Il sistema sovietico era un sistema completamente autoritario dove tutto era riconducibile all'azione pervasiva del KGB e del controllo e della pianificazione. Il controllo dell'individuo è più forte nella famiglia complessa che non in quella nucleare.

 

Finora la nostra storia ha visto prevalere sempre la mentalità liberale. E come se l'ideale - o meglio l'ideologia di una eguaglianza tra gli uomini - pur iscritta inconsciamente nella psiche e vissuta da buona parte dell'Umanità - si scontrasse con un'altrettanto forte introietto della diversità delle nascite, dei destini, delle opportunità, ma anche dei valori, dei talenti e delle ricchezze di ogni singolo individuo.

Direi che la globalizzazione - che è una risultate di questo percorso prima di tutto concettuale e di utopismo - è un giano bifronte: da una parte spinge verso l'uguaglianza, dall'altra spinge verso il contrasto. Questo proprio perchè l'idea di un Mondo tutto uguale (dal punto di vista delle merci per gli anglosassoni e dal punto di vista dei diritti umani per gli altri) cozza con la diversità di questo stesso Mondo. Feyeraben ci soccorre.

 

Nel nostro Paese il Nordovest associato al Sud e isole ha una tipologia di famiglia tradizionalmente diversa da quella delle regioni del Centro Italia e da quelle del Nordest. Questo avviene anche in altri grandi popolazioni: la distruzione delle tipologie di famiglie non è omogenea se non in alcuni casi. Ebbene io credo che, una volta costruite la nazioni e i rispettivi popoli, nell'epoca contemporanea i diversi modelli famigliari, all'interno di un popolo, creino risultanti ideologiche, economiche e politiche a seconda delle interazioni che si creano. Il fascismo italiano, ad esempio, non appartiene ad una sola tipologia famigliare, ma è piuttosto la risultante del rapporto tra un sistema di mentalità liberale di gran parte dell'Italia e la mentalità autoritaria/egualitaria del Centro Italia. Il fascismo spagnolo, invece, è il rapporto tra la mentalità liberale di gran parte della Spagna e della mentalità autoritaria/inegualitaria della famiglia souche iberica. La specificità italiana, soprattutto della politica e dell'economia italiana, risiede proprio in queste diversità che il Risorgimento ha voluto superare senza riuscirvi in pieno. Le relazioni tra le strutture dipendono anche dalla quantità - dal peso demografico - e dalla distribuzione territoriale che ognuna di essa esprime all'interno di un singolo Paese. Ecco perchè ogni Paese ha la propria, particolarissima, storia.

 

Oggi questo mondo del passato sembra finito. Ma questo passato, in realtà, è ieri. Questo quadro ci dice molto della storia contemporanea, ma può dirci ancora molto oggi che la modernizzazione sembra avere omologato il Mondo. A mio avviso, sì, può dire ancora molto.

La Russia si è sbarazzata del comunismo, ma appare come un Paese liberale? Gli inglesi e gli americani sono grandi potenze mondiali liberali, ma appaiono come Paesi della solidarietà o dell'uguaglianza, ad esempio, rispetto alla questione dei neri o degli immigrati o delle diverse etnie in genere? La Germania e la Francia, riguardo il progetto dell'Unione Europea, vi sembrano procedere all'unisono oppure vi sono tendenze di egemonia? Non solo ma vivere in Germania o in Svezia vi appare uguale o diverso che vivere in Italia o in Spagna?

 

Oggi è sulle reazioni ai flussi migratori che possiamo farci un'idea più chiara delle diversità e similitudini dei paesi europei.

In tutti i luoghi di immigrazione il tasso di disoccupazione degli extracomunitari è sempre più alto di quello degli autoctoni. Vi è una difficoltà di inserimento e anche un tasso di criminalità più alto. L'emigrazione, sempre, è un processo penoso, difficile, di grande impatto sociale, famigliare e individuale. Non si lascia il proprio paese, la propria famiglia, la propria mentalità per il solo piacere di farlo. Si è costretti in ragione di una prospettiva di vita più qualificante. Ma come avviene questo processo?

Per misurare un qualche grado di assimilazione si è ritenuto importante calcolare il tasso dei matrimoni misti.

A questo livello noi scopriamo che la Francia ha una percentuale del 25% di matrimoni misti, in Germania la percentuale arriva a 2. In Francia, però, il partito di Le Pen - che punta proprio sulla xenofobia - riesce a far arrivare il proprio leader al massimo della competizione politica. In Germania i turchi restano nella loro tradizione dei matrimoni endogamici, mentre in Francia i magrebini sposano i francesi e le francesi. I sistemi famigliari di origine, e di arrivo, interagiscono tra loro. In Italia, i matrimoni misti, sono intorno al 10%. I pakistani inglesi, invece, hanno una percentuale di matrimoni misti poco superiore allo zero!

Questo non solo significa che gli inglesi sono più chiusi dei tedeschi, ma significa anche che i pakistani hanno una tradizione endogamica molto forte. Pertanto l'Italia e la Francia assimilano molto meglio della Germania e l'Inghilterra. E le assimilazioni dipendono anche dalle diverse tipologie di famiglia degli autoctoni in relazione a quelle degli immigrati.

Quindi non vi sono le ragioni economiche a governare questi fenomeni, ma ragioni di mentalità. E come se il rapporto vissuto e tramandato tra fratelli si esplicasse socialmente nel rapporto degli uomini tra loro. La diversità o l'ineguaglianza si riproduce così come l'uguaglianza e la similitudine. Il voto al Fronte nazionale in Francia, come alla Lega Nord in Italia, quindi, non viene dalla reazione all'immigrazione, ma viene dal sistema famigliare di riferimento. I fratelli sono uguali, gli uomini sono uguali. I fratelli sono diversi tra loro, gli uomini sono diversi tra loro. Il sistema anglosassone è fondato sull'ineguaglianza così come quello tedesco. Il sistema italiano e dei paesi mediterranei è più strutturato sul principio dell'uguaglianza.

Nel sistema inegualitario quando arriva uno straniero si dice: "bene, è diverso da noi, lo mettiamo in un ghetto e no ci sarano problemi." Nel sistema egualitario si dice: "bene, è uguale a noi, deve diventare come noi". Nel sistema liberale puro - che non esiste - si dovrebbe dire: "bene"... e basta!

 

Todd sostiene che vi sia una "sequenza latina" e una "sequenza protestante" nella reazione all'immigrazione. Quando i figli degli immigrati nascono nel Paese di arrivo non sono più - totalmente - immigrati. Questo a prescindere dalle leggi e dalle regole generali. Si tratta di persone che parlano la lingua, che vivono quotidianamente nel Paese di immigrazione dei propri genitori. Le seconde generazioni e le successive pongono problemi importanti alle società di arrivo perchè i ghetti, le differenze, le diversità vengono, contemporaneamente, attaccate e sottolineate. A una pace relativa si innesca una tensione più forte per la ridefinizione dello status del figlio dell'immigrato. Oggi in Inghilterra, in Germania, in alcune altre aree europee si vivono queste tensioni.

 

Nell'area latina vi è una reazione più violenta all'arrivo dell'immigrato soprattutto perchè si tratta di immigrazione da sistemi autoritari e patrilineari ed endogamici che mettono, da subito, in discussione il principio di libertà e di uguaglianza tra i sessi. Lo statuto della donna nel sistema famigliare "latino" è molto avanzato mentre quello degli immigrati, soprattutto, dai paesi arabi è oppressivo. Dalle seconde generazioni questa sequenza mostra un forte diminuzione della tensione perchè si verifica ciò che ci si attende: ovvero che tutti gli uomini sono eguali. Le donne immigrate hanno sempre velocemente parificato la fecondità alla media delle autoctone e aumentano progressivamente i matrimoni misti.

Si ottiene sempre una drammatizzazione politica, ma una concreta e progressiva assimilazione. Si avrà una divisione nel dibattito e nella creazione e gestione delle regole, ma una effettiva realizzazione di fratellanza. I matrimoni misti, infatti, in questa sequenza aumentano col passare degli anni.

 

A fianco delle tradizionali coppie miste in cui il partner straniero proviene prevalentemente dall’America Latina, in Italia, ad esempio, abbiamo un incremento di partner stranieri provenienti dai paesi dell'Europa dell'Est, dai Balcani, dal Nord Africa e dal Medio Oriente.

A livello nazionale primeggiano le coppie miste in cui il partner autoctono è maschio.

Nelle coppie in cui è la partner ad essere straniera si rileva un'omogeneità religiosa, infatti i maschi si uniscono più frequentemente con donne che provengono da paesi a maggioranza cristiana, sia cattolica (Brasile, Polonia, Repubblica Domenicana), sia ortodossa (Romania, ex URSS). La stessa distribuzione italiana dei sistemi famigliari tradizionali ci riporta, oggi, alle diverse dinamiche di integrazione. La percentuale di matrimoni misti, all'inizio del Duemila, è alta in Lombardia e Lazio dove è evidente il ruolo delle grandi città nucleari come Roma e Milano (rispettivamente 15,02% e 18,83%). Solo a Roma avvengono il 71% dei matrimoni misti e a Milano il 45,7%. Se l'immigrazione, come la demografia sostiene, è interlacciata fortemente allo sviluppo economico tanto da determinarlo e contemporaneamente esserne determinata in Italia dobbiamo considerare i territori dove, più di altri si sono visti i più forti sviluppi economici.

Una famiglia straniera su quattro risiede nelle province di Milano, Roma, Torino. Tuttavia, le province con la più alta incidenza di famiglie interamente straniere sul totale delle famiglie sono Vicenza (4,1%), Brescia (3,9%), Verona (3,9%) e Treviso (3,7%). Allo stesso tempo i matrimoni misti sono in quote percentuali più alte nelle regioni del Centro Italia (Reggio Emilia vanta il primato nazionale), più basse in quelle del Nordest (anche se il dato del Trentino-Alto Adige spicca, ma riguarda soprattutto i matrimoni misti tra italiani e tedesche) e mediane nel Nordovest. Dunque la drammatizzazione politica, soprattutto nel Veneto, è la risultante di un grande flusso immigratorio a Treviso, Vicenza e Verona in un sistema famigliare tradizione di prevalente valore inegualitario.

Ma i dati sensibili, come quello dei matrimoni misti, contemporaneamente ci dicono che in Veneto l'assimilazione e più o meno allo stesso livello di regioni come il Friuli-Venezia Giulia, la Valle d'Aosta o le Marche. Tutte regioni, come si vede, comprese le Marche, che sono "alla frontiera" tra aree con diverse tipologie antropologiche.   

Le coppie miste nelle quali uno dei due partner è di cittadinanza italiana sono circa 200 mila. Nella maggioranza (76,1%) delle coppie miste italiani/stranieri il partner straniero è una donna. Per le coppie italo-straniere in cui il partner straniero è di sesso femminile, sono ai primi posti della distribuzione per cittadinanza Germania (soprattutto in Alto Adige e in Centro Italia), Francia, Romania, Polonia, Brasile, Gran Bretagna. Per quelle in cui il partner straniero è di sesso maschile, sono ai primi posti ancora Germania e Francia, seguite però da Marocco e Tunisia, da Regno Unito e Stati Uniti.

Accade anche nel nostro Paese che le coppie miste hanno un'età media di entrambi i partner più bassa delle coppie italiane e nonostante questo vi è una quota inferiore di figlio coabitanti. A dimostrazione del fatto che la maggiore liberalità inscritta del matrimonio misto porti anche una precoce estromissione dei figli dalla casa d'origine. Cosa che sorprende i nostri statistici dell'Istat che nel volume diffuso nel dicembre 2005 sugli stranieri in Italia scrivono: "all'aumentare dell'età media dei partner ci si aspetterebbe invece una percentuale minore di coppie con figli coabitanti perchè è più elevata la probabilità che i figli siano già usciti dalla famiglia di origine". Tenendo conto, invece, delle differenze delle tipologie famigliari, come abbiamo visto, un comportamento di questo genere va ad assomigliare a quello anglosassone piuttosto che a quello comunitario che, magari, aveva in mente l'estensore del volume dell'Istat.

 

La storia lunga ci racconta sempre delle differenze e, forse, meno delle similitudine. E' vero che tutti i paesi occidentali si muovono verso un sempre più marcato individualismo. Le famiglie - dicono - si nuclearizzano, diventano sempre più unipersonali, a figlio unico e via discorrendo. Ma analizzando nel dettaglio ritroviamo ritmi, temperamenti e diversità che non possiamo trascurare se vogliamo un'analisi delle società contemporanee avulse dalla storia dalla quale provengono.

Basti anche soltanto un'occhiata agli indicatori di fecondità, di speranza di vita, agli indici di struttura delle popolazioni per accorgersi che sì siamo simili, ma non uguali. In Francia l'indice di fecondità tocca quasi i 2 figli per donna, in Spagna è poco superiore a 1, come in Italia. La Germania è attorno a 1,3..... Il Veneto anche è attorno a 1,3 figli per donna feconda con più alti indici nel vicentino, nel trevigiano e nel veronese e più bassi nel veneziano e nel rodigino dove si è arrivati perfino a 0.8. Segno che anche le mirco-aree regionali hanno, al proprio interno, specificità e caratteristiche che ogni intervento politico o economico dovrebbe tenere in conto.

 

Da questo deduco che un progetto come quello dell'unificazione europea non può essere affidato a burocrati o economisti, ma deve essere un progetto collettivo di intere popolazioni e prettamente politico. Così come qualsiasi altro progetto per il futuro deve essere elaborato solo in sede politica. La politica, da questo punto di vista, è veramente l'attività più squisitamente "pura" perchè sintetizza non solo il razionale, ma anche l'irrazionale, il presente, il passato e il futuro di una popolazione; ciò che è, ma anche ciò che si vorrebbe essere.

Entro il prossimo decennio in Francia vi sarà una stima di riduzione del 10% dei giovani tra i 20 e 24 anni. In Germania sarà anche doppia questa diminuzione e in Italia potremmo toccare il 40%. Cosa significa questo per il mercato del lavoro, per la stabilità delle popolazioni, per la sicurezza e per la speranza del futuro dobbiamo chiedercelo prendendo atto che quel "mostro immaginario" che chiamiamo globalizzazione e che ci aiuta a prendere queste questioni per la tangente non è utile. Se intendiamo per globalizzazione un processo di miscellanea dove - come lo Spirito Santo - la globalizzazione è in ogni luogo, avremo logicamente che è anche in nessun luogo. Piuttosto l'attenuazione del concetto di nazione, delle diversità dei popoli, ha prodotto l'appoggio al concetto di globale. Ma è solo un'illusione.

 

L'euro, per questi motivi, ha comportato e comporta grandi sacrifici per le nazioni che l'hanno adottato. Noi italiani ne sappiamo qualcosa. Ma l'euro - se durerà - non è l'obiettivo. L'obiettivo è la consapevolezza di queste diversità e la prospettiva di una qualche politica complessa per poterla armonizzare. Anche per l'Italia ho spesso ribadito che l'acquisizione della consapevolezza di come, realmente, il nostro Paese è strutturato - nelle sue mentalità, nelle sue culture, nelle sue economie - ci porterà, sicuramente, ad una migliore armonizzazione e, forse, ad una maggiore ricchezza.

 

Oggi l'Italia, come tutti i Paesi europei, ha una sfida interna da vincere e una esterna. La sfida dell'armonizzazione dei popoli che la compongono - e su questo inglesi e tedeschi sono più avvantaggiati - e la sfida nei riguardi del Mondo.

Il riferimento agli Stati Uniti, inoltre, dopo la caduta del comunismo in Russia, è diventato faro delle analisi e dei processi della modernizzazione. Ma gli Stati Uniti, come ho cercato di spiegare, prevalente sistema famigliare di tipo nucleare assoluta - ma con grandi innesti di tradizioni famigliari europee di tipo souche data dagli immigrati tedeschi ed ebrei e di tipo più egualitario data dagli immigrati francesi e italiani - ha una propria specificità che non è immediatamente assimilabile alle tante Europe che ho cercato di descrivere. Così come c'é un Oriente dell'Oriente e un Medio-Oriente, c'é un Occidente dell'Occidente e anche un Medio-Occidente.

 

Se vogliamo fare il percorso inverso; quello delle similitudini possiamo dire che l'Europa oggi mostra una mobilità geografica molto più contenuta degli Stati Uniti, di circa la metà. I cambi di residenza e gli spostamenti delle famiglie e dei singoli, mediamente, in tutti i Paesi europei sono più contenuti. Non solo ma gli inglesi appaiono in questo più simili agli europei continentali che agli Stati Uniti. Perfino il tasso di mobilità giapponese appare europeo.

Un altro dato è il tasso di violenza: nei Paesi europei è molto più basso che negli Stati Uniti. Il numero di gente assassinata ogni 100.000 abitanti è intorno a 1 o 2 in Europa mentre negli USA arriva anche a 7. Negli Stati Uniti è ancora troppo alta, rispetto all'Europa, la mortalità infantile.

I popoli europei sono più tranquilli, meno aggressivi, appunto meno violenti. Più anziani e saggi, mentre gli americani sono sicuramente più giovani ma anche meno saggi... nel senso della saggezza dovuta alla lunga vita!

Infine gli americani hanno un certo rapporto paranoide nei confronti dello Stato, della collettività, della comunione degli interessi. Lo Stato federale viene spesso percepito come invasivo, altro; cosa da cui difendersi armandosi e specificandosi. L'intromessione nella vita privata trova grandi resistenze. L'europeo punta di più sul welfare, sulla solidarietà spontanea o imposta dalle leggi, sui meccanismi di distribuzione delle ricchezze. L'individuo è meno individualizzato e quindi meno armato.

 

Insomma la modernizzazione o la globalizzazione nascondono sotto il loro mantello di uniformitˆ tante differenze. Dunque sarebbe più corretto parlare di modernizzazioni e globalizzazioni al plurale. Così come l'individualità, prodotto proprio dalla complessità dell'organizzazione umana, è essa stessa quanto di più autonomo e di più dipendente vi sia in rapporto alla società.

Le società europee, simili anche a quella giapponese o cinese, nel senso di mondo antico vivono la modernizzazione dentro la storia e dalla storia. La società americana è molto più giovane, ha subito meno violenze e conflitti interni ed esterni, e vive cicli espansivi molto consistenti di flussi migratori, una crescita della popolazione tale da far preoccupare come si legge nei commenti degli ultimi tempi all'annuncio del 300 milionesimo statunitense.

Un territorio con vastissime risorse naturali e l'attrazione di popolazioni già istruite ha dato il meglio di sé nella storia più recente. In un equilibrio sempre precario, ma sempre raggiunto, gli Stati Uniti hanno dato al mondo contemporaneo un'ancora di progresso, di libertà, di speranza per il futuro. Un Paese che non ha mai conosciuto la carestia, la distruzione dei propri simili a milioni e milioni, la lotta fraterna se non in una breve parentesi di guerra civile. Un Paese che beneficia di una plasticità sociale incontestabile che lo rende capace di adattarsi e di evitare rotture. Si tratta di una vera e propria società "sperimentale" in confronto a quelle "tradizionali" europea e asiatica e anche africana. Un Paese mai attaccato al proprio passato o comunque sempre più spinto verso il futuro. Un Paese che ha guardato e guarda avanti prima che indietro.

Allo stesso tempo questo equilibrio disequilibrato pone sempre delle questioni: una crescita rapida demografica, un forte accumulo di deficit pubblico e commerciale, una certa tensione o interventista o, all'opposto, isolazionista fanno degli Stati Uniti anche un grande Paese inquieto. Dunque un Occidente dell'Occidente.

 

Ecco se guardiamo la modernizzazione dal punto di vista della tradizione il risultato è molto più complesso e articolato. La storia non ha un senso e dunque, ogni volta, occorre ponderare e costruire un esame di realtà il più completo possibile in un tempo specifico. A noi tocca questo tempo. La transizione in Europa è stata molto lunga, durata secoli, a ritmi e temperamenti diversi tali da creare distruzioni, guerre mondiali, milioni e milioni di morti in un solo secolo. La transizione degli Stati Uniti è molto più semplice, ma anche più profonda. Così come oggi inizia la transizione dei Paesi arabi e dei grandi Paesi asiatici. Rimproverare l'Oriente e il Medio-Oriente per eventi destabilizzanti l'equilibrio mondiale significa aver dimenticato quanto l'Europa ha chiesto al Mondo per la propria transizione verso la modernità.

Il movimento delle popolazioni non è mai indolore e semplice: è un processo che riguarda il profondo dell'esistenza umana.

In tutto questo il "Grande Organizzatore" - conscio e inconscio - è nei nuclei delle più diverse tradizioni famigliari. Se non altro perchè è all'interno delle famiglie che si fanno bambini e bambine.

Lì nasce l'Umanità.

 
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