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L'America e gli americani oggi PDF
 

Poi qualcosa è cambiato!

Gli americani hanno reagito male all'attacco interno. E' come se quel popolo fosse stato colpito nella convinzione più intima della propria essenza e del proprio ruolo: una certa convinzione di invulnerabilità. Ora abbiamo un popolo americano incattivito, ma anche impaurito. E quindi in fase regressiva. Per certi versi crudele. La stessa crudeltà che può avere una vittima il cui scopo non è la giustizia, ma la rivalsa. Comprensibile in una persona, ma non in un popolo intero. Gli amministratori di quel Paese vengono descritti spesso anche dalla stampa liberale internazionale come "falchi rapaci".
 
Fatto sta che questa che stiamo vivendo non è più l'America simpatica dei Roosevelt, dei Kennedy o dei Reagan, o dei film di Jerry Lewis e Dean Martin o di John Wayne o Fred Astaire. Perfino Woody Allen e Spielberg non ci fanno più divertire! Gli americani vanno a vedere i filmacci-pseudo-documentari di Michael Moore e il giro di marketing ce li rifila anche a noi come se fossero cinema.

Oggi c'è una superpotenza ieratica, che preoccupa. Un potere di famiglie eterodirette: presidenze che - come in Corea - passano da padre in figlio come i Bush o da marito a moglie come i Clinton. Oligarchie. Cosa molto diversa da quel Paese descritto da Toqueville che poi annientò i militaristi giapponesi, organizzò lo sbarco in Normandia, riequipaggiò l'esercito russo e liberò il mondo dall'autoritarismo.

Gli Stati Uniti sono stati la porta del Paradiso in Terra.
Mentre oggi siamo di fronte ad un'America debole e traumatizzata, che il 12 settembre 2001 ha  rifiutato perfino l'applicazione dell'articolo 5 del Trattato di Washington - quello per cui un attacco ad uno deve essere considerato come un attacco contro tutti i membri della Nato -. "Facciamo da soli" ha risposto l'amministrazione Bush. Ma l'articolo 5 è una specie di patto dei moschettieri: "uno per tutti, tutti per uno". Mentre in un attacco militare quando si decide "ognuno per sé" significa che è arrivato l'ordine del "si salvi chi può". Quello è l'ordine che un soldato - ma anche un civile - deve temere più di tutti gli altri: perché significa, invece, che è cominciata la sconfitta.

Sarà anche vero, come affermano alcuni strateghi americani - che una nazione attaccata ha il diritto di reagire come meglio crede. Ma è pur vero che l'obiettivo generale deve restare il bene comune - all'americana si potrebbe dire la felicità - e non il "bene assoluto" per il mondo intero... altrimenti diventa una strategia da pazzi perché il "bene assoluto" è una faccenda che riguarda Dio, non gli uomini!



 
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