L'America e gli americani oggi |
Pagina 5 di 8 ------- L'America, però, è un grande Paese ed ha anche grandi risorse intellettuali: così un certo ragionamento serio sull'America lo fanno non gli anti-americani ma proprio i pensatori dell'establishment. I Paul Kennedy, Samuel Huntington, Zbigniew Brzezinski, Henry Kissinger, Robert Gilpin, Francis Fukuyama. Tutti costoro ritengono che l'America è una superpotenza moderata, ma allo stesso tempo ribadiscono che il Mondo è minaccioso. Gli Stati Uniti, insomma, visto dagli statunitensi che ragionano si percepiscono, oggi, come superpotenza in calo di potenza. L'assunzione di realtà, almeno, un pochino tranquillizza perchè significa che "il pazzo", forse ci fa, ma non lo è! Perfino uno come Fukuyama - che ci propone Hegel alla Disney - e che ci dice la storia è finita perché tutti i Paesi, muovendo verso la modernità, diventeranno liberali e democratici e quindi non si faranno la guerra tra di loro, intuisce che la tranquillità verso la quale si muove il Mondo non ha più bisogno di superpotenze. Oppure come dice lo storico francese Gerard Bossuat ha bisogno di un'Europa "superpotenza tranquilla". Walt Disney avrebbe detto le stesse cose con un bel cartone animato, ci saremmo anche divertiti di più. Se è vero, come suggerisce Emmanuel Todd, che nel 2030 il mondo sarà tutto alfabetizzato arriveremo ad un obiettivo per il quale c'abbiamo messo circa 5.000 anni dall'invenzione della scrittura. E intorno al 2050 il tasso di fecondità del mondo sarà di 2,1 figli per donna, ovvero, raggiungeremo l'equilibrio generale del Mondo. Dunque per Fukuyama, per Todd, per Doyle, per molti altri stiamo andando verso il Paradiso in Terra. Che ci fa, allora, una superpotenza esclusivamente militare nel Paradiso? L'inutilità degli Stati Uniti, nel mondo post-guerra fredda, è la vera angoscia dell'Occidente. La barriera al nazismo tedesco, al comunismo sovietico, al militarismo giapponese ne ha come esaurito la missione. Il nazismo e il comunismo sono stati devastati dalla storia, il militarismo giapponese è ormai solo folklore; arti marziali. E col comunismo cinesi gli americani ci fanno affari. Con quel comunismo che non si sa più cosa sia: un misto di autoritarismo antropologico e di economicismo folle e di export predatorio. La "Chi-merica" - come la chiamano alcuni fantasiosi strateghi (Carlo Jean) - è un accrocchio di comunismo politico, liberismo globale e militarismo demografico e tecnologico. Che se ne faranno i cinesi di così tanti dollari se il dollaro si svaluta giorno dopo giorno? Devono spenderli il più velocemente possibile: si comprano l'Africa, le nostre aziende che hanno fatto fallire con l'export predatorio, ma non miglioreranno la vita di quel miliardo e più di cinesi che vive con 100 dollari al mese. La scelta di vivere di export e non di alimentare la domanda interna toglie ai dirigenti comunisti cinesi l'alibi della buona fede, e quindi non si capisce fino in fondo il connubio economico-finanziario tra Stati Uniti e Cina. Finirà come con i giocattoli della Mattel: che gli americani dicono che sono fatti male e i cinesi rispondono che sono progettati male! O, forse, il connubio Cina-America si capisce proprio perchè l'America si è indebolita ed è diventata non isolazionista, ma addirittura onnipresente. (come lo Spirito Santo: ovunque e in ogni luogo) |
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