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Terzo Polo PDF

Enrico Cisnetto scrive ad Antonio Galdo.

E' il momento di "farsi sentire"

Caro Direttore, accolgo volentieri il suo appello rivolto ai moderati e ai riformisti di “farsi finalmente sentire”, anche se con una precisazione e un distinguo. La prima riguarda il diverso ruolo degli “insider” e degli “outsider” della politica. Tu chiedi che si metta fine alla stagione dei “movimenti d’opinione” e si apra quella di una coraggiosa iniziativa politica: bene, per quello che mi riguarda sono pronto a sciogliere-conferire-trasformare Società Aperta in un partito che si assuma la responsabilità di presentarsi agli elettori chiedendo loro un mandato per fare in modo che il passaggio ormai ineluttabile dalla Seconda alla Terza Repubblica non abbia i connotati disastrosi della stagione che 15 anni fa cancellò la Prima Repubblica infilando il Paese in una infinita e fallimentare transizione.

Ma qui occorre intendersi, e perciò mi permetto di avanzare una sostanziale distinzione rispetto alla tua affermazione, caro Direttore, secondo cui lo spazio per un terzo polo non esisterebbe perché gli italiani avrebbero interiorizzato il bipolarismo. Si tratta di una semplificazione. A mio avviso i cittadini vogliono, nell’ordine: a) avere governi che governino, cioè che sappiano assumere decisioni; b) che le decisioni siano quelle che più in fretta e meglio portino il Paese fuori dal declino e dal degrado in cui è precipitato; c) che se un governo non funziona, sia possibile sceglierne un altro (alternanza, non bipolarismo); d) che le differenze tra chi aspira ad andare al governo non siano di carattere ideologico o personalistico, in modo da rendere possibili momenti di “grandi coalizioni” qualora circostanze di emergenza li rendessero necessari.

Se tutto questo rappresenta il vero e sano sentimento degli italiani, allora la prima cosa di cui abbiamo bisogno è quella di uscire dal “bipolarismo armato” in cui viviamo. E per poterlo fare, un terzo polo è assolutamente indispensabile. Sia per rompere l’attuale schema contrappositivo – che non ha prodotto né governabilità né stabilità – sia per costruire una altrettanto indispensabile fase di “larghe intese”, senza la quale non è possibile darsi regole nuove e condivise (legge elettorale, sistema politico, assetto istituzionale, norme costituzionali) che diano alla Terza Repubblica la solidità che la Seconda non ha avuto, possibilmente anche attraverso un’Assemblea Costituente.

A questo ideale approdo non ci ha portato, anzi, l’asse di fatto Berlusconi-Prodi, escludo che lo faccia la neonata alleanza, questa volta esplicita, tra Berlusconi e Veltroni, magari sanzionata dal referendum. Chi non ci sta si metta in moto, e subito. Ma a muovere il primo decisivo passo non possono essere gli outsider, che si chiamino Società Aperta, Pezzotta o Montezemolo. Chi, tra gli insider, ha coraggio, alzi la mano. Ora o mai più.

*Presidente di Società Aperta

Intervento pubblicato da Terza Repubblica il 23.11.2007 (Link)

 
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