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Cattolici, promesse elettorali e temi etici PDF

Leggo considerazioni in parte condivisibili su Famiglia Cristiana, che in un articolo dal titolo Le Promesse Elettorali all’Italia in Ginocchio quando lamenta che la campagna elettorale non ha fin qui toccato a fondo nessuno dei problemi reali della nazione che, citando Galli Della Loggia su Il Corriere, è “senza giustizia, senza scuola, terra di conquista della malavita”. E ancora, “nessuno si azzarda a dire cosa sta per accadere nel resto del mondo, fra le tendenze di recessione negli Stati Uniti, la corsa internazionale ai rincari del petrolio, gas e grano, il sangue che è tornato a scorrere in Medio Oriente, problemi irrisolti in Irak, Afganistan e Pakistan, per non dire del Kosovo”.
Aggiungo, come più autorevoli commentatori hanno più volte sottolineato, tutti promettono provvedimenti anche giusti, ma globalmente non compatibili con le politiche di risanamento di bilancio anche imposte entro il 2011 dall’Europa e che comportano tagli di spesa – visto che è improponibile l’aumento ulteriore della pressione fiscale – oltre quell’1/2 % annuo del PIL necessario ad eliminare totalmente il deficit primario appunto entro il 2011.
Dove da laico, e qualcuno direbbe “laicista” non concordo con Famiglia Cristiana e in genere con le accentuate prese di posizione del Papa e delle Conferenze Episcopali italiana e spagnola, è su alcuni temi c.d. etici, dove va a mio avviso distinta la libertà della Chiesa e delle altre confessioni religiose di ribadire le loro convinzioni, da quella di uno stato laico che deve essere aperto, garantire l’interesse comune e quella libertà di tutti, cittadino e organizzazioni sociali, che trova il solo limite nel rispetto dell’analoga libertà degli altri.
Anche a me non piace l’esagerazione di uno Zapatero nel volere i matrimoni gay: si possono regolamentare dei rapporti giuridici senza l’enfasi di un matrimonio, che mi ricorda come un parallelo le eccessive ostentazioni dell’orgoglio gay. Ma, quanto a regolamentazione, si possono dettare norme anche sulla convivenza senza offendere i principi del matrimonio religioso indissolubile. Non mi piace invece l’adozione da parte di coppie omosessuali. Se uno diventa gay crescendo, siamo in un mondo dove vale la libertà, ma inserire un bimbo piccolo in un ambiente diverso non mi pare giusto e “naturale”, ed è comunque evitabile. Invece, nel caso di una coppia senza figli, perché non introdurre il divorzio rapido. Forse si pensa che la burocrazia e i tempi lunghi con i relativi costi della giustizia siano un rafforzamento del principio dell’indissolubilità del matrimonio?
Altro discorso riguarda a mio avviso l’aborto e più in generale la c.d. tutela della vita. Qui il laico può non condividere il principio della vita che comincia dall’embrione e termina col coma, ma potrebbe comunque avere un obiettivo comune col cattolico: ridurre al minimo gli aborti, che non sono da vantare come un requisito di libertà per la donna, ma a volte sono una scelta difficile ma necessaria, che mai deve costituire un’alternativa alla contraccezione.
La 194 ha fatto diminuire il numero degli aborti ed oggi non vi dovrebbe più essere il caso di una mia collaboratrice domestica che, negli anni ’60, raccontava di aver subito ben 12 aborti prima della loro legalizzazione. Così come non ritengo accettabile la “leggerezza”  delle studentesse di Ca’ Foscari, a quanto riportato su il Gazzettino, che avrebbero fatto recentemente più ricorso all’aborto, evidentemente per non aver fatto regolare uso di contraccettivi.
E’ quindi vero che la 194 va attuata anche per la parte che prevede più educazione e formazione, ma temo che qui si apra il contrasto con i cattolici. Fare prevenzione vuol dire ampliare l’uso della contraccezione, sia essa basata sulla pillola o sul preservativo. Su questa strada, mi parrebbe sano e pragmatico mettere i distributori automatici di profilattici in locali accessibili agli studenti e, nei casi estremi di gravidanze indesiderate, facilitare l’uso della pillola del giorno dopo e, in caso di ricorso all’aborto, anticipandone i tempi a subito, non appena avuta la certezza della gravidanza.
Sarà che la vita parte dall’embrione, ma anche il tempo ha una sua funzione in termini di sviluppo, da una massa di cellule al feto. Il caso del suicidio del ginecologo di Genova è allarmante ed emblematico, perché è apparso come l’aborto legale ex-lege 194 si fa normalmente con ritardi di due mesi dalla richiesta! Di qui lo spazio all’aborto clandestino. Sono le ASL moralmente riprovevoli se costringono ad attese così lunghe aggravando il dramma di chi ha scelto questa strada. Qui in realtà vi sono due problemi: certamente uno di carattere organizzativo, ma forse gioca anche l’atteggiamento dei cattolici teso a rendere difficile l’intervento, un po’ come si oppongono in Spagna al dìvorzio rapido proposto da Zapatero.
In pratica, non ho capito cosa significhi in questo momento elettorale il riemergere di questi temi: eliminare o cambiare la 194?
I partiti sono poco trasparenti su questi temi, e lo si può capire se il regime di fatto bi-polare consente di vincere non grazie al proprio tradizionale segmento di voti, ma in virtù di quelli mobili, e qui il voto cattolico può essere determinante.
In sostanza, la Chiesa è libera e va difesa quando predica le sue concezioni filosofiche sulla vita, sulla castità e il sesso avente in primis il fine della procreazione e solo in subordine il remedium concupiscentiae – come recita il diritto canonico, sempre e solo nell’ambito del matrimonio religioso. Il fatto è che la società ha avuto un’evoluzione diversa, la libertà sessuale è una realtà moderna e va vissuta a seconda dei liberi convincimenti di ognuno.
Altro tema grave, certamente più difficile, è quello dell’eutanasia. Dico la verità, nei casi più gravi e accertata la volontà del paziente, come nel caso Velbi, per me è difficile doverla escludere e non consentirla per legge.
Sono forse un illuso nel credere che la moderazione e la ragionevolezza dovrebbero togliere radicalità alle rispettive posizioni a volte troppo antagoniste tra laici e cattolici. E’ pura utopia?

Venezia, 14 Marzo 2008

Aldo Mariconda

 
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