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Ripartire da Etica e Stato di Diritto PDF
Una visione che delinea la nuova possibile società tra politica e affari
Danilo Bano e Cesare De Michelis tracciano le linee guida per la riforma dello Stato

Riaffermare con forza lo stato di diritto avendo l’etica come stella fissa cui puntare. E’ quanto emerso dal secondo Simposio per la Terza Repubblica promosso da Koinè Studi e Ricerche e Ucid di Venezia (Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti), tenutosi lo scorso giovedì 11 dicembre nella consueta sede del Park Hotel Ai pini di Venezia Mestre.

Nell’incontro, fortemente voluto in questo momento di profonda crisi finanziaria ed economica per meglio comprendere le vie d’uscita dalla fase di recesso che il Paese sta vivendo, sono state messe in luce le divergenze e punti d’unione tra le visioni di due illustri pensatori, Danilo Bano, docente di etica economica all’Università di Venezia, e Cesare De Michelis, docente di lettere moderne all’Università di Padova e patron della Marsilio editori, da sempre attenta osservatrice e narratrice dei cambiamenti del pensiero politico italiano; moderati in questa occasione dall’inviato Rai Maurizio Crovato. Da un lato si è delineata la necessità di riscoprire quei valori cristiani che hanno costruito l’Europa, rendendola al tempo stesso madre del pensiero liberale e neo capitalistico, dall’altro quello di voler individuare nel conflitto tra le parti il motore che consente il rinnovamento e la ricerca di quel compromesso che è la migliore tra le giustizie possibili.

Per Danilo Bano è quanto mai necessario rifarsi al libro verde pubblicato dalla Comunità Europea nel 2001 ed incentrato sulla responsabilità sociale dell’impresa: “Si tratta di un documento che l’Unione ha prodotto in favore di quelle realtà economiche che volessero attuare un approccio più attento alle dinamiche sociali. Un vademecum non obbligatorio che le imprese potevano liberamente decidere di seguire o meno ma che dalla sua pubblicazione sempre più realtà hanno adottato, con effetti sempre più evidenti. Ciò ha comportato la rinascita di una coscienza etica e civile che può essere guida per tutte le realtà economiche del paese”. Una strada tracciata indelebilmente che, per Bano, ben si accompagna alla crescita esponenziale del volontariato: “sono ben oltre 5 milioni gli italiani che prestano il loro servizio, il sacrificio e la loro fatica in favore di cause benefiche, in tutti gli ambiti possibili. Una larga sacca della società che rifiuta l’individualismo così come concepito dalla cultura di massa e ha riscoperto i principi antichi su cui si basa il senso comunitario”.

Individualismo che secondo De Michelis è però necessario poiché sviluppa il senso critico che sta alla base della crescita sociale: “Tra lo stato etico e quello di diritto non vi è dubbio che scelgo il secondo – ha spiegato il patron di Marsilio – l’etica non può essere affidata ai giudici che si devono certamente occupare di amministrare la giustizia ma non di ripristinare la moralità di un paese. Nel secolo scorso, i totalitarismi hanno tentato in tutti i casi di istituire un ordine nuovo della società, ma l’unica risultato ottenuto da 150 anni di ideologie è stato quello di farci precipitare nel disordine odierno in cui ci troviamo. Ciò vale per gli affari, come per la politica, come per le tutte le discipline più umili e quotidiane. E’ tempo dunque di non credersi necessariamente nella piena ragione e di inaugurare un costante confronto con gli altri che non porterà alla giustizia assoluta - impossibile da attuare – ma al giusto compromesso, e cioè, nel’immaginario ideale, all’esatto opposto dell’etica”.

Per De Michelis, dunque, ben venga una riforma della Costituzione verso la Terza Repubblica, purché sia fatta. Condivisa o meno tra le tra le parti ma che possa avvenire con un ricambio della classe dirigente. “Quelle persone che fecero la Costituzione, i cosiddetti Padri della Patria, cementarono la loro solidarietà condividendo dolori, sofferenze e battaglie. Che cosa volete che Berlusconi e Veltroni condividano. L’unica cosa è che cercano disperatamente di avere in comune è l’affettamento del potere in porzioni. Porzioni che non possono essere divise secondo una reale giustizia. Giusto invece è il conflitto che è parte istituzionale di ogni rapporto sociale”.

Una riforma sui cui si trova in accordo anche Bano che però ha sottolineato “non cambierei l’articolo primo poiché il lavoro è ancora il più importante dei valori morali”.

Il Comunicato Stampa (scarica)

 
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